giovedì 25 ottobre 2012

57 - LE SALAMANDRE NON CANTANO QUANDO MUOIONO


























Sono nato sulla riva del Po,
luogo di biosfera ideale: un insieme di terra in cui sussistono 
le condizioni ambientali che rendono possibile la vita vegetale e animale.
A quei tempi la natura copriva tutto ed era fonte di sostentamento
economico per molti che praticavano l'agricoltura.
Per noi bambini la natura era un luogo di svago e di giochi, come
dovrebbe essere per tutti i bambini ancora oggi.
E fù per un gioco che ho incontrato la mia prima salamandra. 

La nebbia ristagnava per gran parte dell'anno e in particolare
quel pomeriggio di fine inverno, confondendosi con l'ultima nevicata,
creava un mondo surreale. 
Il freddo umido, attraversava il cappotto, la pelle, le ossa. 
Dopo una guerra a palle di neve, i guanti di lana grigi che mi aveva 
fatto mia nonna erano bagnati, le punte delle dita mi facevano male
per i "cicin", espressione dialettale che significa: intirizziti dal freddo.
Noi bambini andavamo al "bugn" per un gioco crudele. Crudele come
talvolta solo i bambini, nella loro innocenza, sanno essere.
Catturare e bruciare i tritoni; per sentire che cantavano prima di morire.
Una vecchia leggenda, come altre che raccontavano che le salamandre
potevano attraversare il fuoco.
Non ho mai partecipato direttamente a quel gioco, ma c'ero anche io,
e mi sentivo colpevole perchè non mi sono mai opposto.

Camminavamo in fila indiana, sulla riva di quel grande fossato:
un'area caratterizzata da paludi con canneti.
Il compagno che stava davanti a me, dopo aver raccolto qualcosa tra le
canne lo rigettò sulla riva. Incuriosito mi chinai a guardare;
era una salamandra. Non avevo mai visto una salamandra prima di allora,
l'animale restava immobile, l'urto provocato sbattendo sul terreno gelato
doveva avergli creato dei danni. Dolcemente la presi fra le mani,
le macchie gialle; anzi, la tonalità del giallo di quelle macchie mi colpì.
Trovavo e trovo ancora oggi che la tonalità del giallo delle macchie delle
salamandre sia un colore moderno, avveniristico. Brillante.
La natura ha impiegato milioni di anni per creare questa tonalità;
mica i tempi dell'uomo. 

La salamandra era immobile ma gli occhi mi sembravano aperti,
mi chiedeva aiuto? Mi assalì una specie di impotenza, uno sgomento,
cosa poteva fare un bambino? Pensai che riporla fosse stata la cosa più
logica da fare, ma non sulla riva, ma neanche sull'acqua e se annegava?
Scelsi una via di mezzo, dolcemente appoggiai la salamandra sulla
sostanza gelatinosa che conteneva lo stato larvale dei girini. 
Restai lì a guardare, i suoi occhi continuavano a fissarmi mentre piano
piano si inabissava. 

Quel pomeriggio ho scoperto che i tritoni e le salamandre, come i cigni
di Neruda, non cantano quando muoiono.

Oggi quel gran fossato che formava un bugno, dove giocavano i bambini,
non c'è più. Al suo posto è stata costruita una megacentrale-termoelettrica.
Le salamandre sopravvissute si sono spostate nelle golene e nelle vcine
paludi del Busatello. 

Quel bambino vorrebbe rinascere; canna di palude.

Nessun commento:

Posta un commento