lunedì 8 aprile 2013

118 - CAPO SEATTLE



SFERAPRIMEVA POST 118
Capo seattle
































Sembrerebbe non vera la storia che racconta come nel 1854 il
"Grande Bianco" di Washington (il presidente degli Stati Uniti) si offrì
di acquistare una parte del territorio indiano e promise di istituirvi una
"riserva" per il popolo indiano. Gli Archivi Nazionali, la Biblioteca del
Congresso e l'Agenzia di Informazioni degli USA ricevono ogni anno
numerose richieste di avere il testo originale del discorso che Capo
Seattle avrebbe pronunciato e di una lettera che avrebbe mandato al
presidente Franklin Pierce (1855).Il testo di quella lettera, non esiste.

Una verità possibile è che nel 1854 il Governatore Stevens tentò di
comprare Puget Sound dai Suquamish e in questa occasione
Capo Seattle, tenne un discorso, nella sua lingua madre, tradotto da
un certo Dr.Henry A.Smith che pubblicò una sua "versione" nel 1887.

Noi non sappiamo se questa lettera sia una "bufala" oppure no.
Ci piace credere si tratti di una lettera spedita e mai arrivata.
Crediamo anche che si debba adottare come:
"Manifesto di sentimento e pensiero ecologico"
in quanto mancante nella cultura delle Nazioni "Civilizzate".

Di seguito, la lettera attribuita al capo Seattle.
Un testo che consideriamo la più bella e profonda dichiarazione
mai fatta sull'ambiente:

Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra?
L'idea ci sembra strana.
Se noi non possediamo la freschezza dell'aria, lo scintillio dell'acqua,
come potete voi acquistarli? Ogni parte di questa terra è sacra per il
mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo
di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura e ogni ronzio di insetti è
sacro nel ricordo e nell'esperienza del mio popolo.
La linfa che cola negli alberi, porta con sé il ricordo dell'uomo rosso.
I morti dell'uomo bianco dimenticano il loro paese natale, quando
vanno a passeggiare nelle stelle. I nostri morti non dimenticano mai
questa terra meravigliosa, perché essa è la Madre dell'uomo rosso.
Noi siamo una parte della terra e la terra fa parte di noi.
I fiori profumati sono nostri fratelli: il cervo, il cavallo, la grande aquila
sono nostri fratelli; le coste rocciose, il verde dei prati, il calore dei
pony e l'uomo appartengono tutti alla stessa famiglia.
 

Per questo quando il grande Capo Bianco di Washington ci manda a
dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte
di noi. Il grande Capo ci manda a dire che ci riserverà uno spazio per
muoverci, affinché possiamo vivere confortevolmente tra di noi.
Egli sarà il nostro padre, noi saremo i suoi figli. Prenderemo in
considerazione,dunque,la vostra offerta,ma non sarà facile accettarla.
Questa terra per noi è sacra. Questa acqua scintillante che scorre nei
torrenti e nei fiumi, non è solamente acqua; per noi è qualcosa di
immensamente più significativo; è il sangue dei nostri padri.
Se vi vendiamo le nostre terre, dovete ricordarvi e insegnarlo ai vostri
figli che i fiumi sono i nostri e i vostri fratelli e dovrete dimostrare per i
fiumi lo stesso affetto che dimostrereste ad un fratello.

 
Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui
una parte della terra è uguale all'altra, perché è come uno straniero
che arriva di notte ed alloggia nel posto che più gli conviene.
La terra non è sua amica, la considera nemica e, quando l'ha
conquistata,va oltre.Abbandona la terra dei suoi avi,e ciò non lo turba.
Toglie la terra ai suoi figli, e ciò non lo turba.
La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli cadono nell'oblio.
Tratta sua madre, la Terra, e suo fratello, il Cielo, come se fossero
semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere, come
si fa con le pecore e con le pietre preziose. La sua bramosia divorerà
tutta la terra e a lui non resterà che il deserto. Io lo so.
I nostri costumi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città fa
male agli occhi dell'uomo rosso. Non esiste un luogo per udire le
gemme schiudersi in primavera o ascoltare
il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono
un selvaggio, e non posso comprendere. Sembra che il rumore
offenda solo le orecchie.
 E che gusto c'è a vivere se l'uomo non può ascoltare il grido solitario
del caprimulgo o il chiacchierio delle rane di notte attorno ad uno
stagno?
Io sono un uomo rosso e non comprendo.
L'indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una
freccia al di sopra dello specchio di uno stagno,e l'odore del vento
stesso,reso terso dalla pioggia meridiana o profumato di pino.
L'aria è preziosa per l'uomo rosso, giacchè tutte le cose respirano la
stessa aria.
L'uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira.
Come un uomo per più giorni in agonia, egli è insensibile al fetore.
Ma se vi vendiamo le nostre terre, dovete ricordare che l'aria per noi
è preziosa e il suo soffio ci fà vivere.
Il vento che ha dato il primo alito al nostro avo, è lo stesso che
ha raccolto il suo ultimo respiro.
E se vi vendiamo le nostre terre, voi dovete custodirle in modo tutto
particolare, e tenerle per sacre, e considerarle come un luogo dove
anche l'uomo bianco può andare a godersi il vento che reca le
fragranze del prato, reso dolce dai fiori. 

Considereremo la vostra offerta di acquistare le nostre terre.
Ma se decidiamo di accettare la proposta, io porrò una condizione:
l'uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono in questa terra,
come se fossero suoi fratelli. Io sono selvaggio, e non conosco altro
modo di vivere.
Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria abbandonati
dall'uomo bianco dopo che erano stati abbattuti da un treno in corsa.
Io sono selvaggio, e non comprendo come il "cavallo di ferro fumante"
possa essere più importante dei bisonti quando noi li uccidiamo solo
per sopravvivere.
Cosa è l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero,
l'uomo morirebbe in una grande solitudine.
Perché ciò che accade agli animali, prima o poi accade agli uomini.
Tutte le cose sono connesse tra loro. Dovete insegnare ai vostri figli
che il suolo che essi calpestano, è fatto delle ceneri dei nostri padri.
Affinché i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa è
arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli ciò che
noi abbiamo insegnato ai nostri: che la Terra è la Madre di tutti noi.
Tutto ciò che di buono arriva alla terra, arriva anche ai figli della terra.
Se gli uomini sputano sul suolo sputano su se stessi.
Noi sappiamo almeno questo: Non è la Terra che appartiene all'uomo,
ma è l'uomo che appartiene alla terra.
Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono connesse, come i membri
di una famiglia sono connessi da un medesimo sangue.
Tutte le cose sono connesse.
Tutto ciò che accade alla terra, accade anche ai figli.
Non è l'uomo che ha tessuto la trama della vita: egli ne ha soltanto
il filo. Tutto ciò che egli fa alla trama, lo fa a se stesso.
Lo stesso uomo bianco con il quale il suo Dio si accompagna e parla
con lui, come due amici insieme, non può sottrarsi al destino comune.
Dopo tutto forse noi siamo fratelli. Vedremo.  C'è una cosa che noi
sappiamo, e che forse l'uomo bianco scoprirà presto:
il nostro Dio è il suo stesso Dio.
Voi forse pensate che adesso lo possedete, come volete possedere
le nostre terre: ma non lo potete. Egli è il Dio degli uomini e la pietà
è uguale per tutti: tanto per l'uomo bianco, tanto per quello rosso.
Questa terra per lui è preziosa, nuocere alla terra è come disprezzare
il suo Creatore.

Anche i bianchi spariranno; forse prima di tutte le altre tribù.
Contaminate il vostro letto e vi troverete soffocati dai vostri rifiuti.
Dove è finito il bosco? E' scomparso.
Dove è finita l'aquila? E' scomparsa.
E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza.
PS: Digitando nella casella di ricerca di Google:
lettera del capo seattle al presidente degli stati uniti
Troverete una serie innumerovole di link che,oltre a riportare il testo della 
lettera, forniscono varie interpretazioni sulla stessa.

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