Fin dai tempi della sua infanzia, Anura amava
tuffarsi alla pompiera
nelle acque verdi dello stagno.
Sottili alghe filamentose e la
"pavarina" davano quel colore all'acqua.
Piccolissime foglie rotondeggianti
coprivano larghi tratti della superficie.
I salti dei ranocchi creavano dei
vuoti circolari, che andavano
scomparendo solo dopo un po' di tempo a causa delle "acque ferme"
dello stagno,"acque morte" sentenziò qualche
invidioso.
Fra tutte le piante, Anura preferiva una vecchia
canna di palude che,
ben salda sul fondo per i suoi rizomi orizzontali, si elevava di
qualche
metro oltre il pelo dell'acqua. Durante l'ultimo temporale aveva perso
il suo
pennacchio, così costituiva una buona base da cui tuffarsi, ma
anche un buon punto di
osservazione.
Sulla cima della canna, Anura si sentiva al sicuro:
lontana, equidistante, da mondi stranieri.
Quando era stanca, si tuffava alla moda della
pompiera.
Un modo buffo, ma lei si divertiva.
Un giorno di primavera abbarbicata sulla cima della
canna,
fu attratta dal rumore giocoso di un gruppo di
ranocchi intenti ad una
gara di tuffi. Fra tutti, notò un ranocchio che si tuffava alla moda
della pompiera, proprio
come lei.
Il ranocchio, dopo un tempo interminabile, riemerse
e grazie alle due
sacche vocali che sporgevano rigonfie ai lati del capo emise un
gracidio particolarmente intenso.
Un segnale: Anura aveva scelto.
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